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Scudo fiscale 2009: notizie e aggiornamenti

 
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Il Governo incassa la fiducia sul correttivo allo scudo fiscale

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30 settembre 2009


Il governo ha incassato la 25ma fiducia dall'inizio della legislatura, chiesta in aula alla Camera sul decreto correttivo del dl anticrisi che allarga il raggio d'azione dello scudo fiscale. I sì sono stati 309 e 247 i no. Domani il via libera definitivo entro le 15. Le opposizioni hanno ribadito di ritenere il provvedimento una «amnistia mascherata», una legge «ad personam», una «maxi-sanatoria per i più disonesti tra i disonesti» e sono tornati a chiedere al capo dello Stato di non firmare la legge.

Per il presidente della Camera Gianfranco Fini nell'iter del decreto che modifica lo scudo fiscale, ci sono «oggettive anomalie». Nella giornata in cui il decreto ha ricevuto il voto di fiducia dall'aula, il presidente della Camera ha annunciato una sorta di "ghigliottina": dovrà essere improrogabilmente approvato con voto definitivo entro le ore 15 del 1° ottobre. Per evitare che il decreto decada si agirà con una sforbiciata al dibattito sugli ordini del giorno. Lo scopo è quello di assicurare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un margine di tempo per l'esercizio delle sue prerogative costituzionali. Tutta colpa del ritardo con il quale il provvedimento è giunto alla Camera, che ha dato ai deputati poco tempo, dieci giorni in tutto, per dibattere e nessuna opportunità di modificare un provvedimento così importante. In aula Fini ha ribadito che il presidente della Camera, «ha la prerogativa di avvalersi di quelle norme che rendono vano il legittimo ostruzionismo politico, legittimo ma palesemente volto a impedire che la Camera si pronunci», e dunque, a fare in modo «che il decreto decada».

Il presidente della Camera, «prescindendo da qualunque valutazione sul merito del provvedimento» che contiene lo scudo fiscale - si legge nella nota dell'ufficio stampa della Camera - «ha convenuto sull'esistenza di oggettive anomalie procedurali nella complessiva vicenda dell'iter del decreto, trasmesso dal Senato a dieci giorni dalla sua scadenza».

Nella nota viene sottolineata la precisa responsabilità della presidenza di «assicurare che la deliberazione sulla conversione dei decreti legge avvenga nel termine stabilito dalla Costituzione». Quindi, «verificata l'impossibilità di giungere con i gruppi di opposizione, alcuni dei quali intenzionati comunque a usare nel dibattito tutte le facoltà regolamentari mettendo a rischio la conversione del decreto, a una intesa di metodo per consentire la conclusione del provvedimento in tempo utile, ha avvertito che la presidenza, ove a ciò costretta, non si sottrarrà al suo preciso dovere di porre direttamente in votazione il decreto legge entro le ore 15 di domani (1° ottobre, ndr)». Nell'indicare questo termine Fini «ha tenuto anche conto della necessità di assicurare un minimo margine di tempo per l'esercizio da parte del Capo dello Stato delle sue prerogative costituzionali». (N.Co.)

30 settembre 2009
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